ALIGI SASSUTURALE

Ente Promotori:



Amici dell'Arte di Aligi Sassu

 Patrocinio:


Città di Besana in Brianza

 


FONDAZIONE NEL 2000

 
 



 


VIA
CRUCIS

La Passione attraverso il “segno”

di Marisa Zattini

La Via Crucis… un caposaldo dell’esegesi evangelica. L’esigenza di un messaggio spirituale a vocazione artistica universale si afferma spesso nell’arte. Queste quattordici riflessioni sulla Via Crucis raggrumano una visione sincretica della “passione di Cristo” attraverso il “segno”.

L’essenzialità va sempre diritta al cuore perché «chiarità è carità» come sosteneva Luis Alonso Schökel.

Quattordici tappe significanti per il mistero della passione di Cristo.

Esiste una “reciprocità di segno” nell’interezza metodologica fra mente e cuore che Paola Campidelli applica alla narrazione dei Vangeli.

Che differenza si attua fra il Gesù “artistico”, il Gesù “reale” e il Gesù “storico”? Nessuna: è soltanto una triade di reciprocità che si completa. Non esiste separazione ma solo unità soggettiva-interpretativa.

È una interazione rinnovata fra storia e fede quella che l’artista attua in una trasposizione figurativa che perviene a quella inesauribile realtà immaginativa che rinnova coscienza e fede.

 

Quattordici tappe di consapevole ineluttabile “dolore”, restituzione artistica dell’esperienza salvifica di Gesù Cristo. Disegnare per Paola Campidelli significa narrare emotivamente, incidere la parola nel segno e nel disegno. Una rilettura fisica e mentale che si fa spazio spirituale.

Così la formulazione delle quattordici stazioni della Via Crucis si pone come guida ermeneutica (che è l’arte dell’interpretazione).

Nell’arte “ricordare” significa ripercorrere un destino con la mente, con lo sguardo e col cuore - dove il destino «è ciò che attua la logica di Dio nella logica della salvezza» (Gianfranco Ravasi) - reinterpretando una dimensione scritturale trascendente qual è quella evangelica.

Paola Campidelli dimostra una forte capacità di adesione e fedeltà all’essenziale, a quel nucleo che dà risonanza alla parola scritta. L’Artista trasfigura e modella ogni scena nelle sfumature di un segno che si fa pittura automatica. Perché l’artista è colui che mantiene vigile la coscienza nella complessità strutturale della narrazione.

Quattordici emblematiche tavole di introspezione e riflessione dove VEDERE oltre il guardare significa penetrare nei diversificati livelli emotivi.

L’arte si riconferma, così, quale magica strumentazione concessa all’uomo per gettare un ponte fra noi e l’invisibile. La “nostra” Artista ha il dono di saper amplificare le iridescenze del “verbo” donandogli nuove potenzialità di guida allo sguardo.

Le quattordici stazioni della Via Crucis si pongono come EXEMPLUM per una rinnovata “comunione d’amore” nell’esempio alto di Cristo che fonde in se stesso le due volontà: quella divina e quella umana.

Questi fogli sensibili si pongono come frammenti in un percorso espressivo che è pagina rinnovata, intreccio fra arte, storia, fede e memoria.

 

In questa mostra manca “volutamente” quel «salto ontologico» di cui parla Joseph Ratzinger – Benedetto XVI nel suo libro Gesù di Nazaret, la “Risurrezione”, che è tavola di “luce piena”.

La Risurrezione è evento che innalza, che infrange le tenebre, che chiude l’ombra nell’abisso e ci eleva in una dimensione spirituale futura, dove la “pausa” è necessaria, oltre la dimensione del “dolore”, tema principe affrontato oggi in queste quattordici stazioni.

Perché l’ascensione, come scrive Benedetto XVI «non è un andarsene in una zona lontana del cosmo, ma è la vicinanza permanente» ed eterna al Padre.